Referendum Brexit - Brexit, oggi alle urne 46,5 milioni di britannici. L'ultimo sondaggio: "Remain" in testa al 52%

Seggi aperti dalle 8 alle 23 (ora italiana). Sul voto incombono l'allerta meteo e i disagi nei trasporti pubblici. Niente exit poll, ma nelle prime ore della notte usciranno indicazioni d'orientamento. I risultati definitivi saranno probabilmente disponibili dalle 8 di venerdì. Repubblica.it seguirà in diretta il voto con uno speciale sul sito e sui social.

Referendum Brexit - Brexit, oggi alle urne 46,5 milioni di britannici. L'ultimo sondaggio: "Remain" in testa al 52%


Il giorno più lungo per l'Europa. Oggi la Gran Bretagna sceglie se rimanere nell'Unione europea oppure votare per la Brexit e uscire. "Chi è fuori, è fuori, nessun altro compromesso è possibile", mette in guardia da Bruxelles il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker che domani si riunirà in un vertice a quattro con il presidente del Parlamento europeo Schulz, quello del Consiglio europeo Tusk e il primo ministro olandese Rutte nella veste di presidente di turno del Consiglio dell'Ue. In queste ore Juncker sta avendo consultazioni con i leader europei. Tensione anche sui mercati: in caso di Brexit si teme il "venerdì nero" della sterlina, ma anche delle Borse del Vecchio Continente.

Intanto sono già andati a votare i due esponenti di spicco della campagna a favore del "Remain". Il premier David Cameron, insieme alla moglie Samantha, si è recato al seggio a Londra e ha poi twittato: "Votate Remain, così i nostri figli e nipoti avranno un futuro più brillante". Anche il leader laburista Jeremy Corbyn è andato a votare a Islington a favore della permanenza nell'Ue e ha subito esternato il suo voto su Twitter: "Ho appena votato Remain. L'Ue offre il miglior quadro per rispondere alle sfide dei nostri tempi". Sul fronte opposto del "Leave", il leader del partito Ukip Nigel Farage è arrivato al seggio in completo grigio: sul profilo Twitter del partito è comparso l'invito agli elettori a seguire il suo esempio. Farage, infatti, ha dichiarato che l'esito del referendum dipenderà in buona parte dall'affluenza alle urne.

Urne aperte. Le urne si sono aperte alle 8 (ora italiana) e si potrà votare fino alle 23. Sul voto incombe anche l'allerta meteo: le autorità britanniche hanno emesso vari allarmi per possibili indondazioni a causa delle piogge torrenziali che da giorni cadono sul Regno Unito. I cittadini sono stati invitati a prendere precauzioni, in particolare a Londra e nelle zone del Kent, del Surrey e del Sussex, così come nell'area dell'Anglia orientale, dove sono stati annunciati ritardi nei servizi ferroviari. A Londra sta già piovendo e si prevede che nell'arco di poche ore cadrà una quantità di pioggia pari a quella che cade in un mese intero. Parte della rete metro e di quella dei treni urbani sono state bloccate, mentre i vigili del fuoco hanno registarto un aumento delle richieste di aiuto. Una situazione che potrebbe rendere difficoltoso l'accesso ai seggi in alcune zone.

Situazione diversa in Scozia, dove il sole splende e l'affluenza ai seggi è buona. Alta anche la percentuale di voti dati per posta. La premier Nicola Sturgeon, schierata contro l'uscita dalla Ue, è stata fotografata mentre si recava a votare questa mattina presto a Glasgow.

Gli ultimi sondaggi. Secondo un sondaggio Ipsos-Mori che si è chiuso ieri sera, il 52% dei britannici vorrebbe restare in Europa e il 48% sarebbe a favore della Brexit. Alla diffusione del sondaggio, la sterlina è salita contro dollaro raggiungendo un massimo da sei mesi con un rialzo dell'1,2%. Il sondaggio svolto su un campione di 1.592 persone è stato commissionato dal quotidiano Evening Standard ed è stato condotto tra martedì e mercoledì, ma è stato pubblicato solo oggi a urne aperte. Altri due sondaggi dell'ultim'ora, diffusi nell'imminenza dell'apertura dei seggi, davano il fronte del sì all'Ue (Remain) in vantaggio su quello del no (Leave): Yougov di un soffio, con il 51% contro il 49, mentre Comres più nettamente, 54% a 46.

Non ci saranno, ufficialmente, exit poll anche se è probabile che nella prime ore della notte tra oggi e domani usciranno indicazioni e orientamenti. I primi risultati ufficiali sono previsti all'alba di venerdì e entro le 8 si potrà sapere se il Regno Unito resterà nell'Unione Europea o si distaccherà da essa, in un processo che, però, secondo gli analisti e gli esperti, durerà dai due ai sette anni. Ma le conseguenze di un'eventuale uscita dalla Ue si faranno comunque sentire subito, anche perché altre nazioni del Vecchio Continente e soprattutto gli anti-europeisti di tutti i paesi cercheranno di sfruttare, se sarà a loro favore, il risultato britannico. Tempi lunghi tecnici per l'uscita eventuale, anche perché la Gran Bretagna dovrà di fatto negoziare con tutti gli Stati Europei accordi bilaterali una volta stabilito il successo del "Leave".

Il numero dei votanti. I giochi sono chiusi, il futuro dell'Europa è ora affidato agli umori e ai malumori dei britannici. Sono 46,5 milioni gli elettori chiamati a rispondere 'Leave' o 'Remain' al referendum sull'Ue.

Campagna elettorale al veleno: contrapposti i due leader dei Tory, David Cameron e l'ex sindaco di Londra, Boris Johnson. Le ultime cartucce di una campagna elettorale al veleno sono state sparate ieri. In primo luogo dai due dioscuri-rivali dei Tory: il premier David Cameron, "campione" di Remain, e l'ex sindaco di Londra Boris Johnson, l'uomo bandiera dei "Leave" sui media, ma anche il pretendente ombra alla poltrona di Downing Street. Boris ha definito ''demenziale'' l'allarmismo di Cameron sulle conseguenze catastrofiche di una Brexit, quando è stata evocato dal primo ministro il rischio di una nuova guerra mondiale in Europa in caso di uscita della Gran Bretagna dall'Unione. Johnson ha poi respinto le voci secondo cui il sostegno alla campagna del "no" sarebbe un passo decisivo verso la sfida alla leadership del partito. E avrebbe rassicurato anche l'amico Dave dicendogli: "Qualsiasi cosa accada dopo il referendum tu devi rimanere al tuo posto".

Gli appelli finali. Cameron, colui che a questo referendum ha aperto le porte per calcoli di politica interna, ha rivolto i suoi appelli finali in una raffica di interviste sui giornali, ma anche fra la gente nel suo collegio elettorale nell'Oxfordshire e fra i giovani di una scuola, la generazione che potrebbe avere più da perdere dal taglio netto: la Gran Bretagna è e sarà "più prospera, più forte e più sicura" se resta "in un'Unione Europea riformata". Ma lui è pronto ad "accettare le istruzioni del popolo", ha aggiunto.

Lontano politicamente mille miglia, ma sulla stessa barca di Remain, anche il leader radicale del Labour, Jeremy Corbyn, si è fatto sentire ieri. Per dire no alla Brexit a modo suo: "Votiamo Remain per difendere i posti di lavoro e i diritti dei lavoratori", ha detto, per poi "cambiare l'Europa da dentro". Il tentativo delle ultime ore dei filo-Ue è stato quello di inchiodare i rivali di Leave - concentrati nelle ultime settimane a cavalcare un dossier ad alto tasso di populismo come quello del contenimento dell'immigrazione - alla piattaforma "estremista" di Nigel Farage: il tribuno dell'Ukip, che del divorzio da Bruxelles ha fatto una ragione di vita e che ieri sera ha affermato di sentire "profumo di vittoria".

Conservatori euroscettici. I conservatori euroscettici guidati da Johnson e dal ministro della Giustizia Michael Gove hanno provato al contrario a prendere le distanze dallo scomodo compagno di viaggio e, almeno negli ultimi giorni, ad abbassare un po' i toni: specialmente dopo l'uccisione di Jo Cox, la deputata laburista paladina dei migranti e dell'integrazione europea che proprio ieri, nel giorno in cui avrebbe dovuto compiere 42 anni, è stata commemorata a Trafalgar square, nello Yorkshire e in varie città del mondo. Il suo assassino, Thomas 'Tommy' Mair, 52 anni, sarà processato in autunno da una corte secondo le regole dei casi di terrorismo. Lo dice il Guardian online a conclusione di una breve udienza tenutasi oggi dinanzi ai giudici di Old Bailey, a Londra, competenti per gli omicidi e i reati più gravi.

"Independence Day", ma i leader del Leave sono divisi. Dal canto suo Johnson, leader dei conservatori pro-Brexit, scendendo dal bus a bordo del quale ha fatto campagna in giro per il regno, ha negato ancora una volta di aver strizzato l'occhio agli slogan dell'Ukip, men che meno di aver alimentato un clima "di odio" nel Paese, come gli ha rinfacciato in un ultimo dibattito tv alla Bbc il suo successore sullo scranno di cittadino di Londra, Sadiq Khan, laburista e figlio d'immigrati. "Non è vero, io faccio leva sull'ottimismo riguardo al futuro della Gran Bretagna e della sua gente", ha ribadito il biondo ex sindaco: uscire dall'Ue significa solo "riprendere il controllo dei nostri commerci, dell'immigrazione e della nostra democrazia". Ma alla fine non ha mancato di adottare la medesima parola d'ordine di Farage, invocando per oggi il sogno di un "Independence Day" del Regno Unito ("assurdità", ha replicato Cameron).

I numeri simbolo. I numeri-simbolo degli schieramenti opposti restano intanto due: per Remain le 4300 sterline all'anno che ogni famiglia britannica perderebbe per le conseguenze di un'eventuale Brexit; per Leave i 350 milioni di sterline che la Gran Bretagna risparmierebbe alla settimana. Due cifre entrambe discutibili: la prima perché puramente ipotetica, la seconda perché calcolata senza troppi scrupoli al netto degli enormi profitti che l'isola ricava dall'appartenenza al club dei 28. Profitti di cui si mostra consapevole se non altro una parte significativa del mondo degli affari del regno, come conferma l'appello in extremis pubblicato sul Times da 1.285 top manager di altrettante aziende britanniche (1,75 milioni di lavoratori in totale) secondo i quali restare nell'Unione "è buono per il business, è buono per l'occupazione, è buono per il Paese". Convinzione condivisa fino all'ultimo dai responsabili di istituzioni finanziarie e governi occidentali, incluso Matteo Renzi, autore di una lettera aperta ai britannici sul Guardian. Oggi il meteo prevede tempo di bufera, almeno a Londra. Poi tornerà a splendere il sole.

La proposta scherzosa di Bild. Se la Gran Bretagna sceglierà di rimanere in Europa, i tedeschi riconosceranno il gol-fantasma di Geoff Hurst che portò l'Inghilterra al sorpasso nella finale della Coppa del Mondo del 1966, finita poi 4-2 per i bianchi. Questa l'ironica proposta del popolare quotidiano tedesco Bild nel giorno del referendum sulla Brexit. Durante i tempi supplementari di quel match, il tiro del centravanti britannico colpì la traversa e il pallone rimbalzò sulla linea di porta. L'arbitro convalidò la rete del 3-2 per gli inglesi, nonostante le forti proteste dei giocatori tedeschi. Per anni non è stato possibile stabilire con certezza se il gol fosse valido o no. Ora, grazie alle nuove tecnologie, è certo che il tiro non era entrato. Tra le altre promesse fatte dalla Bild nella speranza di convincere gli inglesi a votare per rimanere nell'Ue, anche quella di porre fine alle battute sulle orecchie del principe Carlo e di mettere gli orologi indietro di un'ora per allinearsi con Londra.
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